venerdì 27 giugno 2014

Animali e addestramento: favorevoli o contrari?

Qualche tempo fa ho parlato di Ciocco, il labrador che tengo ogni tanto come dog-sitter: lo adoro, è un batuffolo di pelo e dolcezza, non fa altro che giocare e farsi coccolare!

Però, come ogni cucciolo che si rispetti, è indisciplinato e dispettoso: non ha ancora capito che la pipì in casa non si fa, che non deve mordere ogni cosa si muova - o anche se non si muove, lui la morde lo stesso, così, per non sbagliare! - e che non può tirare come un dannato quando usciamo per la passeggiata.

Morale: i suoi padroni hanno deciso di portarlo da un addestratore ore che è grande abbastanza. E io, non so, ho provato una strana sensazione: se da un lato mi solleva l'idea di avere in casa un cucciolo meno casinista e più composto nel modo di camminare e correre, dall'altro mi dico... beh, che diritto abbiamo? Voglio dire, togliamo i cuccioli alla mamma appena sono grandi abbastanza per la legge (tra due e tre mesi, a seconda della razza e della coscienza dell'allevatore) e poi ce li mettiamo in casa, ci mettiamo in casa un piccolo animale, e pretendiamo che si comporti da peluche o da bambino beneducato, quando invece è solo un piccolo animale!

Capite che non ha senso? è una forzatura per il nostro intrattenimento, e odio questo genere di cose... non voglio un soldatino che mi dia la zampa, voglio un amico a quattro zampe con cui condividere la mia vita. Anche mia mamma (madre Teresa Gospar, eheh) è d'accordo.

Credo che noi umani abbiamo sempre questo brutto atteggiamento costrittivo, anche con i figli e con noi stessi. Certo, è necessario che ci siano delle regole, ma voler imbrigliare totalmente la natura di un essere vivente mi sembra violenza.

Come quelli che portano i figli a fare uno sport che loro hanno scelto e non i bambini diretti interessati, e li obbligano a levatacce all'alba per fare vasche su vasche in piscina, quando magari loro vorrebbero solo potersi iscrivere a un corso di tiro con l'arco o suonare la chitarra!

Povero Ciocchino mio... forza, che la scuola non è poi così male.




Programmando un weekend a Roma: cosa vedere in questa città spirituale?

Roma mi piace moltissimo. Una delle città più belle del mondo. Mi ricordo che quando ci andai la prima volta ero prevenuta, temevo di trovarla tenuta in modo approssimativo, avendo tanti amici romani un po', per così dire, disordinati.

Invece, tutto il contrario: perfetta, pulita, ben tenuta, amata dai cittadini, i mezzi funzionano bene... sono sempre felicissima di sbagliarmi quando penso male di qualcuno o qualcosa!

Dopo circa 10 anni di latitanza, ho deciso di tornare a Roma nel mese di luglio, non ho ancora programmato il weekend. Vorrei tanto vedere soprattutto città del Vaticano.

Ricordo la strana atmosfera spirituale e rarefatta del mattino presto davanti a San Pietro, la coda inesistente per entrare perché erano solo le 8 del mattino... ho notato che, in ogni città del mondo, ma in Italia soprattuto, se vuoi goderti un museo o un monumento nella pace e nella solitudine, basta svegliarsi presto. Il turista medio, infatti, dorme fino alle 9, ed è una cosa inconcepibile per me: come puoi? Come fai, non sei eccitato per la nuova città da scoprire? Non hai voglia di buttarti subito per le strade, a conoscere e fotografare con la luce morbida e le ombre cupe dell'alba?

Io, quando viaggio, mi sveglio sempre ancora prima di quando vado al lavoro o vivo la mia vita normale a casa: sveglia alle 7 al massimo, se non prima, colazione in albergo, se la servono così presto, altrimenti esco armata di zainetto e fotocamera, e cerco il primo Starbucks aperto! Caffè take-away e via!

Oltre a risalire sulla cupola di San Pietro (spero di essere ancora in grado, ricordo che avevo il fiatone già l'ultima volta che ci son stata a 26 anni!), vorrei rivedere i Musei Vaticani, soprattutto lo splendore della Scuola di Atene, uno dei miei dipinti preferiti in assoluto.